San Patrignano -Elezioni 1992

Francesco De Lorenzo


ELEZIONI 1992. – TE LA DO IO LA DEMOCRAZIA

Aprile 1992, ci sono le elezioni politiche. Quelle che sono passate alla storia per gli attentati a Falcone e Borsellino, per l'elezione di Scalfaro presidente. Le ultime della famosa Prima Repubblica.

PARTE PRIMA – Voto negato / voto consentito.

A San Patrignano gli ospiti non sono residenti, bensì, formalmente, domiciliati.

Quando c'è una tornata elettorale viene istituito un seggio interno e bisogna contattare i comuni di provenienza per autorizzare lo spostamento di sede.

Questo compito è affidato al Centro Elaborazione Dati, il mio settore di lavoro. Dopo settimane di superlavoro abbiamo ottenuto tutti i certificati, tutti sono in condizione di votare.

Mettiamo in ordine i certificati, una cartellina per ogni gruppo di lavoro.

La sera prima del voto dobbiamo distribuire i certificati e consegnarli ai responsabili di settore.

Ci poniamo una grossa domanda, tra noi: c'è una cartellina con circa 100 certificati, è un gruppo grosso, la manutenzione, e si tratta di un gruppo di "reclusi", il settore punitivo che ha ereditato il compito dalla macelleria di Alfio (N.B. al momento nessuno di noi sapeva del fatto di Maranzano).
Davvero Vincenzo consentirà a queste persone di andare ad un seggio, incontrare persone esterne, rappresentanti di lista, scrutatori, militari?
Era la prima volta che capitava dal 1987 ed allora c'era molta meno gente (e chi era chiuso se ne stava in un tino o in cassaforte).

La risposta arriva la sera prima del voto. Il nostro capogruppo ci comunica che "ha chiamato Franz, dice che il Baffo ha dato ordine di mettere via la cartellina manutenzione. Tirate fuori solo il certificato di Toto (il capogruppo di quel settore), vota solo lui e gli altri no”. Così si decise di negare un diritto costituzionale ad un centinaio di persone.

Nel novembre 1994 sono andato spontaneamente a deporre in Procura, a Rimini. Racconto al PM Gengarelli di Natalia, delle violenze e dei settori punitivi. Racconto anche di questo fatto, che, oltre ad essere, in sé, un reato piuttosto grave, ha un'altra valenza, ancora più importante. Infatti, la verifica di quanto stavo raccontando avrebbe fornito la migliore prova dell'esistenza di un settore punitivo, poiché, essendo stata una votazione molto partecipata anche in virtù della chiamata al voto da parte di Muccioli stesso, era sufficiente andare ad estrapolare dal registro elettorale l'elenco degli iscritti al voto che non si erano presentati. Si otteneva l'elenco esatto di tutti coloro che, in quell'aprile del 92, erano in regime punitivo.

In occasione di quella deposizione indicai anche, al PM Gengarelli ed all'ispettore Lancini, come accedere alla banca dati e come estrapolare altre informazioni, in particolare tutti i passaggi in situazioni punitive passati e presenti.

Pochi giorni dopo Lancini mi chiama a casa, mi dice che il giorno successivo avrebbero sequestrato il server, di farmi trovare pronto.

Il giorno dopo leggo sui giornali del blitz, hanno effettivamente requisito il computer. Ma poi non si sente più nulla. Settimane, mesi, anni. Pensavo, nella mia ignoranza, che la morte di Muccioli abbiano causato l'archiviazione.
Ma le correità? Devo aggiungere che, facendo questa confessione, mi ero sostanzialmente dichiarato reo confesso, avendo eseguito consapevolmente un ordine che sapevo rappresentare un reato penale.

Anni dopo qualcuno mi ha detto che la sera prima del sequestro qualcuno dalla Questura avvisò.

Qualcuno mi ha anche detto cose imbarazzanti sul conto del PM e sull'ispettore di cui mi ero fidato.

Rimane una grande occasione perduta, perché quei dati ne avevano di cose da dire, sarebbero stati il miglior testimone possibile.

https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1994/11/30/quei-cento-non-votano.html

PARTE SECONDA – Il voto che ti pugnala alle spalle.

Siamo a pochi giorni dal voto. Muccioli arriva in mensa, con lui c’è l'allora ministro della Sanità, il liberale Di Lorenzo.

Ci spiega che Di Lorenzo è un amico della Comunità e si presenta nel seggio di Rimini (pur essendo napoletano).
Se lo votiamo ci farà avere il nostro ospedale. Coriano, rappresentava un "seggio sicuro", se uno ha il voto della Comunità. Più tardi ritorna, senza ministro, e perfeziona l'istruzione: ci indica di votare i partiti amici (DC PSI PLI PSDI e MSI) e di ricordare chi sono i nemici (PDS, Comunisti, Verdi e Radicali, aggiungendo pure il PRI di La Malfa, su posizioni antiproibizioniste).

Al seggio di Coriano ci fu un notevole risultato per il partito di De Lorenzo, terzo partito per l'unica volta nella sua storia in una zona storicamente divisa tra comunisti e repubblicani, ma con buona tradizione anche per DC socialisti e nostalgici missini (vd. Tabelle in pag. III).

E Muccioli poteva ben gongolarsi per quel risultato: su più di 1000 votanti solo una trentina avevano votato per i partiti proibiti. Ma lui era ingordo, voleva tutto.

Dopo lo spoglio delle schede tutti noi ospiti, ignari del risultato, fummo convocati con urgenza nel campo sportivo. Non era mai accaduto, di solito non si usava il campetto, salvo che per grandi feste e spettacoli.
Le comunicazioni erano sempre avvenute in sala mensa.

Una volta entrati tutti, vediamo che vengono chiusi tutti gli ingressi e che delle persone si piazzano ad impedire che qualcuno potesse uscire.

Assistiamo alla rituale di sistemazione microfono ed accensione dell'impianto.

Arrivano Cantelli, Schiavon (segretari di Vincenzo), Franz (facente funzioni), e (non ho mai capito perché) c'è pure Mandingo, del quale già sapete.

La notizia non è il plebiscito, andato tutto nella direzione voluta da Muccioli. La notizia è che ci sono una trentina di Giuda, di traditori, "gente che mentre vive e mangia con noi ci pugnala alle spalle"; “non si esce di qua fino a che non sapremo chi sono”. Aggiungono che “Vincenzo è assente in quanto ferito e addolorato" da questo risultato.

Sono allucinato, ora anche il controllo sul voto. Dove ci vogliono portare? Sono venuto qui per ben altro, e a questo punto mi si sta chiedendo troppo.

Dopo un paio di interventi penosi, di persone in lacrime che "ammettono" di avere sbagliato, dopo la drammatica autodenuncia da parte di un ragazzo arrivato da poco, vestito da cuoco, che ammette di aver sempre votato PCI con tutta la sua famiglia, avendo avuto i nonni partigiani trucidati, dopo tutto questo decido di alzarmi e prendere la parola.

Mi faccio dare il microfono. Sono in piedi vicino a due amici (Fabio e Antonio) al mio diretto principale come capo settore (Franz Vismara, che aveva grande stima nei miei confronti) e Mandingo (che sa che sono sempre stato di sinistra, come pure lui, che votava PCI).

Dichiaro che ritengo il voto una questione intima, personale, che ha a che fare con cultura e principi non trattabili.
Che ho votato i Verdi e lo rifarei subito. Chiudo dicendo che se sono in un posto dove il mio voto può ferire qualcuno, evidentemente questo non è più il mio posto.

Ripongo il microfono nelle mani di Franz e gli dico "è il momento, devi farmi parlare prima possibile con Vincenzo”.

Era aprile. Muccioli non dava mai la soddisfazione di riceverti quando lo richiedi. Passai due mesi prima di parlargli, cosa che avvenne a giugno. Fu un colloquio minimale, io dissi "Vincenzo, penso sia giunto per me il momento di andare via" e lui rispose "anche secondo me". Gli feci solo una richiesta: avevo un amico che stava per morire, Attilio. Lo stavo assistendo da un anno in ospedale ed Attilio voleva sempre e solo me. Gli dissi "appena muore Attilio vado via" e lui, che conosceva questa situazione, mi diede l'ok. In realtà Attilio durò fino a fine estate.

Così il 12 ottobre 1992, esattamente 500 anni dopo la scoperta dell'America, feci ritorno in una democrazia.

L’INFLUENZA DEL VOTO DI SAN PATRIGNANO

Come si può notare da queste tabelle, l’effetto delle esortazioni di Muccioli fa schizzare il Partito Liberale DI De Lorenzo da un consenso irrisorio (1,29 %) della tornata precedente nel 1987…

… all’ 11,33 % del 1992. Con un balzo che lo porta al 3° posto, passando da 67 a 721 voti, in pratica il risultato precedente moltiplicato per 10.

Nel 1994 il Partito liberale non esisteva più, fu sciolto dopo gli scandali di Tangentopoli che riguardavano, principalmente, proprio il ministro De Lorenzo, travolto dal caso “sangue infetto”.
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Paolo Negri, 15 marzo 2021